Il distretto del riciclaggio

12 Ottobre 2010 – 15:37

Ancora rifiuti. ancora Napoli. Proteste dei cittadini contro l’apertura di discariche, blocchi stradali, decine di camion del servizio raccolta incendiati, rifiuti nelle strade. Ancora emergenza sanitaria e civile.

Berlusconi con il suo Bertolaso non ha risolto un bel nulla. Ha fatto molta propaganda raccontando la favola del tutto risolto. Ha raggirato l’opinione pubblica. Ma occultare la realtà non significa aver risolto i problemi. Anzi. I fatti presentano già ora un conto salato. Non solo a Berlusconi ma purtroppo a tutti.

Il fallimento della destre sta nel fatto che le misure emergenziali vanno usate solo se sono tali, cioè se sono di breve periodo, ponte verso una soluzione definitiva che va realizzata muovendo tutte le leve e realizzando l’impiantistica per l’intero ciclo dei rifiuti. Ma occorre avere un’idea/strategia complessiva che le destre non hanno, se non nell’affarismo. Gli interventi in corso, infatti, oltre ad essere sbagliati,  non hanno una strategia per chiudere il ciclo dei rifiuti e si muovono sulla base di una logica economica arcaica e fuori dalle dinamiche europee. Per dare efficienza e consenso alle misure emergenziali esse vanno collocate all’interno di una nuova e diversa strategia per la chiusura del ciclo dei rifiuti. E si deve partire dal presupposto che il rifiuto può essere una risorsa economica da cui estrar re “nuova materia prima” sia per la produzione di beni (filiere metallo, plastiche, legno, vetro, carta, compost ecc.), sia per produrre energia e calore (biodiesel, combustibile di qualità, ecc.).

Quindi puntare di fatto solo sulle discariche è una scelta miope e che può diventare irresponsabile. Non realizzare l’impiantistica per la raccolta differenziata, trasforma una opportunità in un costo. Come quello che oggi viene sopportato per portare l’umido raccolto separatamente fino in Sicilia, visto che in Campania impianti di compostaggio attivi non ce ne sono, eccetto quello inaugurato a Salerno pochissimi giorni fa!

Se a questo si aggiunge che del celebratissimo termovalorizzatore di Acerra funziona una sola linea e pure a giorni alterni diventa chiaro il perché della crisi di questi giorni.

La questione politica, quindi, che sta di fronte alla politica seria (istituzioni, regioni, enti locali, partiti, categorie sociali e cittadini) a cui Berlusconi è estraneo, è come, in quali condizioni impiantistiche, imprenditoriali, finanziarie e di mercato, si possa avviare l’industrializzazione necessaria per valorizzare il rifiuto trasformandolo in “materia prima”. Sotto questo profilo, la nuova strategia del ciclo dei rifiuti altro non è che il consolidamento e lo sviluppo del tessuto industriale e imprenditoriale del Mezzogiorno, come delle isole e del centro Italia. È una politica attiva, una opportunità per l’impresa, la ricerca e il lavoro, per più lavoro qualificato e duraturo. In altri paesi europei tutto ciò già avviene. Ma esiste anche in alcune realtà del nord d’Italia.

La questione dei rifiuti di Napoli, in questo contesto, va riconsiderata e assunta come una leva per rafforzare e rinnovare l’apparato industriale della città e non come un “affare” di pochi, sottoposto per altro a pesanti infiltrazioni camorriste. Deve essere una questione generale che guarda al futuro. I soggetti interessati, oltre alle aziende che gestiscono il servizio, sono le forze dell’industria. Con queste e con le forze sociali della città va stabilito un “patto per l’industrializzazione del ciclo dei rifiuti”.

Va individuato un luogo, il “distretto del riciclaggio”, in cui far incontrare le forze imprenditoriali con le istituzioni e le esigenze dei territori al fine di programmare la qualità della struttura impiantistica necessaria valutandola sulle base della quantità e qualità dei rifiuti, sugli spazi del mercato locale e non solo, delle materie prime seconde.

Il distretto del riciclaggio sarà il luogo sia per definire gli incentivi alle imprese nella fase di avvio e per organizzare i costi collettivi riducendoli sulla base degli attivi crescenti delle imprese; sia per definire i livelli e la qualità della raccolta differenziata necessaria a tenere in vita il sistema nel suo complesso.    

Berlusconi invece propone nuove discariche, per poi fare marcia indietro come per Terzigno. Il governo nazionale, viceversa, deve scegliere di investire nei distretti industriali del riciclaggio, con risorse dirette (fondi specifici) o indiretti (agevolazioni fiscali per chi investe nel riciclaggio). Le risorse ci sono, vanno prese dal ponte sullo stretto e dai folli sostegnigovernativi al nucleare.

A queste condizioni sarà possibile in tempi brevi intervenire sull’emergenza facendo scorgere il sole. E poi si può contare su esperienze positive, imprese di qualità disponibili, una conoscenza profonda del territorio e della qualità e quantità dei rifiuti. Insomma ciò che ora è frammentato, va pensato e organizzato. Per farlo prima e meglio è indispensabile mandare a casa chi pensa solo ai propri affari. State pensando a Berlusconi e ai suoi sodali? Noi si.

 

 

Dario Esposito, Sergio Gentili

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